Il territorio dove si sviluppa la “Valle dei calanchi” è delimitato da una parte valliva dove scorre il Rio Torbido e dall’altra dal suo affluente di sinistra Fosso di Bagnoregio. E’ un’area paesaggistica di rara bellezza da salvaguardare e valorizzare perché costituisce un laboratorio naturale a cielo aperto, dove coniugare metodi per la prevenzione dei rischi naturali con la sperimentazione di sistemi di monitoraggio e tecniche di consolidamento che lo renderebbero più fruibile ed osservabile nel tempo. Queste argille di origine marina, riferibili al Gelasiano-Santerniano, furono prima ricoperte da depositi vulcanici del Distretto Vulcanico Vulsino e poi scavate, in senso inverso, producendo valli più o meno profonde e creste caratteristiche, calanchifere, formatesi per il continuo lavorio di erosione e approfondimento; un’opera continua di limatura, smottamento e assottigliamento che determina una rapida e spettacolare evoluzione del paesaggio, rendendolo unico, come nella zona dei “ponticelli”, una sottile cresta argillosa, caratterizzata da alte pareti verticali su cui gli abitanti del luogo potevano transitare per raggiungere i campi da lavorare. Ma nel giro di poco tempo (50 anni circa )l’azione operata dall’erosione ha ridotto il camminamento da 2 metri a 2 cm., eliminando del tutto il passaggio. Altro esempio di demolizione è il cosidetto Montione, isolato come un obelisco, a oriente di Civita, un sorprendente avanzo di terreno vulcanico, con le sue striature di pomici, ceneri e lapilli, posto sul culmine di un picco calanchifero. E ancora più suggestiva, ad Est di Civita, troneggia la “Cattedrale”, una formazione calanchifera fornita di picchi argillosi a mo’ di guglie, che anno dopo anno diminuiscono di numero per l’azione corrosiva degli agenti atmosferici. La Valle dei Calanchi, come appare adesso, somiglia ancora, vista da lontano, ad una distesa di onde del mare, come era una volta, tanto tempo fa.