Dalla terrazza del Belvedere di Bagnoregio si può ammirare un panorama straordinario, forse uno dei più suggestivi del pianeta, con quel “nido d’aquila” di roccia tufacea, Civita, che emerge dal “mare dei calanchi”, dominato dal più famoso di essi, “i ponticelli”. E’ una visione narrativa che gli abitanti della fortificazione di “Castel Gomizi”, che anticamente qui sorgeva, potevano ammirare giornalmente, così pure in seguito anche i Benedettini e poi i Francescani, preceduti dalla visita del loro fondatore, San Francesco. L’antico convento francescano nell’anno 1764 fu abbandonato a causa dei franamenti che lo fecero scomparire quasi del tutto. La parte restante, ancora oggi di proprietà della Fondazione Agosti, fu destinata ad ospitare il Centro di Studi Bonaventuriani. Appena si varca l’entrata del Belvedere appare , a sinistra, un ristretto pianoro dal quale emerge una stele, in pietra basaltina, che commemora la scomparsa di Bonaventura Tecchi, figlio amatissimo di questa terra da lui descritta e cantata mirabilmente. Questo luogo così suggestivo, dal 12 Aprile del 2014 è dedicato, su iniziativa dell’Amministrazione Comunale a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
Il lembo orientale del Belvedere ospita, scavato nel tufo, un’ antichissima tomba etrusca, chiamata Grotta di San Bonaventura. La leggenda narra che il piccolo Giovanni Fidanza, poi San Bonaventura, fu guarito da una grave malattia per intercessione di San Francesco invocato dalla madre , Maria di Ritello, che lo aveva deposto sul giaciglio della grotta, utilizzato per pregare anche dal poverello di Assisi nel suo passaggio a Bagnoregio. Oggi la grotta, meta di visitatori e devoti del Santo, è sotto la sorveglianza dei geologi del Museo Geologico e delle Frane data la presenza, sulla volta, di qualche fessurazione.